È stato presentato ieri, sabato 13 settembre, nella Sala dei Cavalli di Palazzo Te, a Mantova, il nuovo libro di Giancarlo Malacarne “Il mito dei cavalli gonzagheschi” (Il Bulino edizioni d’arte). Un tema molto caro allo scrittore e storico mantovano. Così come i cavalli lo erano per la famiglia Gonzaga che era solita inviarli come dono a principi ed ambasciatori di tutta Europa. Contribuendo a rinsaldare l’idea di prestigio e di autorità della Corte di Mantova. Proprio sull’isola del Te erano presenti le scuderie che, grazie all’intervento di Giulio Romano, furono trasformate in un gioiello architettonico di accoglienza e meraviglia.
Storia, cavalli e cultura equestre…
Racconta Malacarne: «Tra il creare una brillante scuderia di campioni e approdare al mito il passo non è breve né sottile la differenza. La formazione delle scuderie e allevamenti gonzagheschi assume un’importanza che va oltre il mero desiderio di disporre di buoni soggetti. Si tratta per i Gonzaga di presentarsi al composito mondo dell’aristocrazia attraverso il prestigio scaturente da splendide cavalcature. Di sentirsi ammirati per aver selezionato stupendi corsieri, corridori, cavalli da guerra. Di sapersi “sugli scudi” per le infinite vittorie ottenute nelle corse del palio, autentiche competizioni di famiglie più che di cavalli.
Il mito dei cavalli gonzagheschi entra prepotentemente nella storia del Paese e della famiglia, perché più di cent’anni di accadimenti dalla metà del secolo XV fino al XVII, si intersecano quasi ossessivamente con quelle dei superbi animali.
Francesco II Gonzaga vive in simbiosi con i propri cavalli, portandoli, nei concitati anni del suo governo, a raggiungere una perfezione che mai si concretizzerà in seguito. È lui ad essere guardato con ammirazione dal re di Francia, dal papa, dall’imperatore, dal sultano di Costantinopoli. È lui a donare a Enrico VIII d’Inghilterra quei quattro stalloni che scriveranno con inchiostro indelebile la prima pagina di storia relativa al Purosangue di quel paese, influenzandolo geneticamente.
Dalla vita nelle scuderie si trae la misura del rapporto instaurato tra l’uomo e il cavallo, che imponeva ad entrambi sacrifici e, inoltre, competenza, passione e metodo da parte di marescalchi, cavallari, cavalcatori…».
…Ma non senza emozioni e sentimenti
«In questo libro – prosege Malacarne – è evidente come i cavalli gonzagheschi siano i protagonisti. Tuttavia vi trovano ampio spazio anche uomini, emozioni, sentimenti. L’approfondimento dell’aspetto umano è stato una conseguenza di ciò che andavamo esaminando. Impossibile non cogliere il profilo antropologico, i fermenti interiori, le ansie, le gioie, le paure di coloro che nell’ambito degli allevamenti, delle corse, degli acquisti operavano. Emozioni e sentimenti hanno calamitato la nostra attenzione al pari delle performances dei cavalli. L’affanno dei preposti all’acquisto di cavalli in terre lontane si è intersecato con l’esaltazione e stupore dei potentes per doni straordinari, così che la recita ha svelato primattori e comparse, per giungere all’allestimento di una commedia senza tempo nella quale uomini e cavalli si sono misurati per costruire le ragioni di un mito».
Giancarlo Malacarne, giornalista e scrittore, dal 1996 dirige la rivista d’arte, storia e cultura “Civiltà Mantovana”.
Per chi desiderasse approfondire e leggere:
Il mito dei cavalli gonzagheschi
Giancarlo Malacarne
Ed. Il Bulino edizioni d’arte